Quattro passi in Facebook


Sara Sesti
e Anna Montecroci

Appunti

1. “Facebook” secondo Wikipedia

2. La storia di Facebook nel film “The Network”, recensione di Sara Sesti

3. Se Wall Street punta i suoi capitali su chi fruga nella 'vita degli altri', di Vittorio Zucconi

4. “Quattro motivi di successo di Facebook”, di Davide Bennato, Università di Catania

5. Per discutere sul rapporto delle donne con le nuove tecnologie:
a) Neo femminismo e nuove tecnologie.
Scambio di e.mail tra Alessandra Ghimenti e Liliana Moro

b) La politica in rete e in viaggio. Serena Fuart ne parla con Luisa Muraro

 




1. “Facebook” secondo Wikipedia

Facebook è un sito web di reti sociali, di proprietà di Facebook Inc., ad accesso gratuito. È il secondo sito più visitato al mondo, preceduto solo da Google. Nel settembre 2011 il numero degli utenti attivi ha raggiunto quota 800 milioni.
Il nome del sito si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo soggetto (facebook) che alcuni College e scuole preparatorie statunitensi pubblicano all'inizio dell'anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti ed al personale della facoltà come mezzo per conoscere le persone del Campus. Facebook è stato fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg all'epoca studente diciannovenne presso l'università di Harvard, con l'aiuto di Andrew McCollum e Eduardo Saverin.
Il dominio attuale, facebook.com, fu registrato soltanto in seguito, tra l'aprile e l'agosto 2005, molte singole università furono aggiunte in rapida successione nell'anno successivo. Col tempo, persone con un indirizzo di posta elettronica con dominio universitario (per esempio.edu, .ac.uk ed altri) da istituzioni di tutto il mondo acquisirono i requisiti per parteciparvi. Quindi il 27 febbraio 2006 Facebook si estese alle scuole superiori e a grandi aziende.
Dall'11 settembre 2006, chiunque abbia più di 13 anni può parteciparvi. Gli utenti possono fare parte di una o più reti partecipanti, come la scuola superiore, il luogo di lavoro o la regione geografica. Se lo scopo iniziale di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo, con il passare del tempo si è trasformato in una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet.
Nel 2007 Microsoft acquista una quota dell'1,6% per 240 milioni di dollari e un gruppo di investitori russi compra il 2% per 200 milioni di dollari. Attualmente vale intorno ai
25 miliardi di dollari.
In Italia c'è stato un boom nel 2008: nel mese di agosto si sono registrate oltre un milione e trecentomila visite, con un incremento annuo del 961%;  nel mese di novembre 2011 gli utenti italiani sono 21 milioni, di cui 13 milioni si collegano ogni giorno.

 

2. La storia di Facebook nel film “The Network”, recensione di Sara Sesti

Tratto dal libro The Accidental Billionaires di Ben Mezrich, il film ricostruisce la storia di Facebook - il Social Network più popolare al mondo - e le vicende personali e processuali del suo fondatore Mark Zuckerberg, lo studente di Harvard che ha inventato lo strumento per fare amicizia più usato nel pianeta, realizzando il sogno di Andy Warhol: molti quarti d'ora di celebrità a chiunque. Una parabola che comincia con mille dollari in prestito e finisce con una società valutata 25 miliardi, facendo di Mark il più giovane miliardario di sempre.
Il film di David Fincher (già regista di Seven, The game, Fight club) inizia alla fine del 2003, quando Mark (Jesse Eisenberg), diciannovenne ebreo, geniale nella programmazione di calcolatori, ma svampito e bruttino, viene lasciato dalla sua ragazza, Erica Albright. Per vendicarsi dell'abbandono, tornato a casa, il giovane forza col suo PC il data base dell'Università e in poche ore crea un sito dove gli utenti possono valutare la "figaggine" delle studentesse di Harvard mettendo a confronto le loro foto e votando chi è la più attraente attraverso il confronto di due ragazze scelte casualmente di volta in volta. Un consiglio tecnico gli viene dal suo amico Eduardo Saverin che studia economia e finanza. Il sito, battezzato " FaceMash", raccoglie in solo due ore ben 22.000 contatti e manda in crash il server dell' università.
L'episodio, deprecato dalle autorità universitarie, fa sì che Zuckerberg venga notato dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, alti, belli, biondi, straricchi e campioni olimpionici di canottaggio e dal loro socio Divya Narendra, che sono alla ricerca di un programmatore in grado di realizzare un sito per connettere online studenti e studentesse single allo scopo di farli incontrare: lo " HarvardConnection".
Zuckerberg accetta la proposta dei tre, ma capisce subito che il progetto può avere obiettivi più ambiziosi: riguardare un numero di utenti più vasto di quello dei single, diventare un Album dove riportare foto, interessi di studio, hobbies... Matura così l'idea di realizzarlo da solo. Gli serve però del denaro per cui approccia l'amico Eduardo chiedendogli mille dollari per finanziare il progetto in cambio di 30 % nella compagnia. Saverin accetta e Zuckerberg programma il sito. Nasce "TheFacebook", un sito volto a connettere tutti gli studenti di Harvard. Nel frattempo, Zuckerberg ignora le assillanti richieste di incontro con i gemelli Winklevoss ed il loro socio Narendra, dichiarandosi molto occupato.
Una volta lanciato, TheFacebook diventa rapidamente molto popolare tra gli studenti di Harvard e Zuckerberg e Saverin decidono di espandere il progetto ad altre università americane a partire da Yale, Columbia e Stanford. Quando Narendra scopre il sito, lui ed i gemelli Winklevoss si sentono derubati e decidono di fare causa a Zuckerberg per furto di proprietà intellettuale, ritenendo che abbia copiato la loro idea.
Attraverso la ragazza di Saverin, Zuckerberg e Saverin contattano Sean Parker (Justin Timberlake), lo spregiudicato cofondatore di Napster, il programma che permetteva di scaricare gratuitamente la musica, chiuso nel 2001 per ripetuta violazione di copyright. Parker capisce subito le potenzialità anche commerciali del sito, si appassiona al progetto e suggerisce chiamarlo semplicemente "Facebook", eliminando "The".
Mentre Saverin passa l'estate a New York per cercare pubblicità per il sito, Zuckerberg e Dustin Moskovitz, coinquilino di Zuckerberg ad Harvard, si recano a Palo Alto, dove si dedicano a Facebook lavorando a ritmi mostruosi. Sean Parker intanto - stile di vita da rockstar: cocaina e minorenni - ha una notevole influenza su Zuckerberg e lo aiuta ad assicurarsi cospicui finanziamenti. Saverin firma ingenuamente un contratto che lo vede proprietario di circa un terzo di Facebook, ma in seguito ad ulteriori investimenti da parte di terzi, la sua quota viene a sua insaputa ridotta a 0,03 % (mentre le quote di Zuckerberg e Parker rimangono intatte) e, sentendosi ingannato, decide anch'egli di fare causa a Zuckerberg.
Durante il film, i racconti del passato vengono interrotti dalle scene dei due processi a cui Zuckerberg prende parte, quello contro i gemelli Winklevoss ed il loro socio Narendra e quello contro Saverin. Una dei difensori di Zuckerberg gli consiglia alla fine di firmare un accordo in entrambe le cause perchè le cifre da pagare, anche se enormi (600 milioni di dollari ai gemelli, le altre sono rimaste riservate), rappresentano solo una piccola parte dei futuri guadagni. Il film termina con Zuckerberg che chiede l'amicizia su Facebook alla sua ex-ragazza Erica ed aggiorna il browser costantemente, in impaziente attesa di una risposta.

3. Se Wall Street punta i suoi capitali su chi fruga nella 'vita degli altri'. di Vittorio Zucconi




Quanto vale "la vita degli altri"? Quanto rende frugare nelle amicizie, nella storia privata, nei gusti, nelle abitudini, negli interessi, nelle debolezze degli 800 milioni di esseri umani che affidano la propria identità, dunque la propria vita, alla società creata da Mark Zuckerberg, a Facebook? Vale fra gli 80 e 100 miliardi di dollari, secondo le prime stime di Wall Street dove il massima «social network» del mondo sta depositandoi documenti necessari per essere quotata in Borsa. Almeno ottanta miliardi saranno la somma investita da chi vuol sapere chi sono e che cosa fanno 800 milioni di persone. Dieci centesimi a testa. Ci vendiamo a buon mercato.

Dalle lunghe e gelide orecchie della «Stasi» tedescoorientale, che voleva sapere tutto di tutti per opprimere i cittadini, alle carinerie delle pagine di Facebook per scambiarsi amicizie vaporose, l' intrusione di grandi fratelli e di grandi sorelle nel nostro privato ha traslocato dalla dittatura della politica alla tirannide del commercio. Chi punterà fortune sulla creatura dell' ex studente fuori corso di Harvard - a quasi 28 anni non ancora laureato, ma difficilmente classificabile come «sfigato» - non sembra avere, per ora, sinistri interessi o secondi fini politici.

Per ora Chi investirà probabilmente centinaia di miliardi, molto più delle sempre prudenti previsioni degli analisti della Morgan Stanley che gestirà l' Opa al prezzo di mezzo miliardo di dollari (Google fu offerta a 90 dollari e oggi è oltre i 500 ad azione) lo farà non per diventare tuo «amico», nella semantica dolce dei Facebook. Lo farà per mettere le mani sulla più colossale banca dati che il mondo abbia mai visto. Un oceano di uomini e donne, dunque di consumatori o supporter potenziali, in ogni continente, quale neppure la Cia o il vecchio Kgb avrebbero mai osato sognare.

Persino il grande gorilla della Rete, Google, ha tentato inutilmente di emulare Zuckerberg, con il suo Google+. Si è fermato, finora, a 60 milioni di utenti. A propria difesa, e non a torto, il Grande Minatore del Web che ora mette la propria vena aurifera a disposizione di investitori, azionisti, società e di tutto l' esercito di «fund raiser», di professionisti della raccolta di fondi per beneficenza o per finanziamenti politici, può opporre la circostanza di fondo straordinaria sulla quale si regge questo impero: la assoluta volontarietà di chi si offre. Non ci sono forme di coercizione, né spioni con cuffie e cimici ambientali, dietro il successo di Facebook. C' è soltanto la natura umana, il desiderio di spezzare il cerchio del proprio piccolo mondo quotidiano e illudersi di volare nello spazio, e a ritroso nel tempo, senza muoversi dalla propria stanza, per stabilire un contatto o riallacciare i fili del tempo perduto.

Su questa umanissima e universale debolezza si fiondano i venditori di cose, di servizi e sempre più anche di iniziative politiche, nella super Catena di Sant' Antonio che supera anche i limiti strutturali dei blog e l' angustia dei tweet. L' incubo della pubblicità è sempre la ignoranza del proprio «target», che spinge a sprecare investimenti a pioggia rovesciati sperando di bagnare il campicello giusto. IL FONDATORE Nato nell' 84, Mark Elliott Zuckerberg secondo "Forbes" è il più giovane miliardario al mondo Queste sono la promessa dei «social network» oggi in vendita e la implicita violazione volontaria della privatezza: offrire il «cliente perfetto», l' uomo, la donna, il ragazzo con il profilo ideale per il proprio prodotto ed evitare di gettare denaro bersagliando fanciulle con offerte di dopobarba o baffuti signori con nuove varietà di rossetti.

La rotta di collisione fra privacy e interessi commerciali (o politici) è così evidente che persino la Microsoft, che pure aveva tentato invano di battere la stessa strada e da sempre arranca all' inseguimento di altri nell' oceano del Web, si è sentita in dovere di denunciare con pagine di pubblicità sui giornali i rischi dell' invadenza (altrui). L' ingresso in Borsa imporrà infatti a Facebook ancora più accanimento nello scavare e nell' estrarre le pepite d' oro dalla propria miniera.

Esposta allo scrutinio delle autorità americane di Borsa, la Sec, e soprattutto degli investitori, la creatura di Zuckerberg dovrà dare ai venditori, agli inserzionisti, ai cercatori di liste di potenziali benefattori o finanziatori o elettori notizie sempre più mirate e precise, sperando che quegli 800 milioni continui a offrirsi spontaneamente e liberamente sul mercato. Per questo esiste, perché Facebook, come Google, come Yahoo, come Linkedin, come tutte le «majors» della «libera ricerca in libera rete» trascurano il fatto di essere aziende a fini di lucro, non enti benefici. È un rischio, l' ingresso in Borsa e la condanna a crescere e scavare ancor di più nelle vite degli altri, per Facebook.

Ma come aveva capito Phineas T Barnum, l' inventore dei musei dei falsi orrori 150 anni or sono, «nessuno è mai andato fallito investendo sulla credulità della gente».

4. “Quattro motivi di successo di Facebook” di Davide Bennato, Università di Catania

Partiamo da quella che potremmo chiamare un’evidenza empirica: negli ultimi tempi chiunque abbia un account su Facebook avrà certamente notato come siano aumentati esponenzialmente il numero di persone iscritte e di conseguenza il numero dei propri contatti.
Per tacer del fatto che questa piattaforma di social networking continui ad avere una non indifferente copertura mediatica. La domanda a questo punto diventa legittima e pressante: come spiegare il recente successo (italiano) di Facebook? A mio avviso per 4 motivi diversi.

Motivo1. Capitale sociale: manutenzione delle proprie relazioni sociali

Il capitale sociale è un concetto relativamente recente della sociologia contemporanea. Semplificando brutalmente vuol dire che le persone nel loro processo di socializzazione (amici, famiglia, lavoro) acquisiscono un insieme consistente di contatti e legami con le persone che costituiscono il cosiddetto capitale sociale. Facebook in quanto sito per la connessione sociale, rappresenta un ottimo strumento non solo per mantenere costantemente i contatti con le persone che si frequentano, ma consente anche di ricostruire (quando possibile) il capitale sociale pre-esistente (vecchi compagni di scuola, conoscenze episodiche poi perse di vista ecc.).
In pratica Facebook consente la manutenzione e la gestione delle proprie relazioni sociali.

Motivo2. Economia del dono: rinsaldare legami sociali.

Un elemento interessante per comprendere il successo di Facebook è anche quella che viene chiamata l’economia del dono.Secondo questa interpretazione il rituale dello scambio dei doni (istituzionalizzato in occasioni particolari: compleanni, Natale, occasioni importanti) è uno strumento attraverso cui noi rinsaldiamo o costruiamo legami e rapporti con le persone.
Fate mente locale: quanto sono complessi i significati sociali che attribuiamo allo scambio dei regali a Natale? Regali “veri” da fare a chi vogliamo bene, regali “formali” per mantenere rapporti di rispetto e buona educazione con persone con cui vogliamo mantenere un contatto sociale anche se non fa parte della cerchia dei rapporti profondi ecc. ecc. Facebook declina questo meccanismo attraverso un armamentario che prende la forma di test inutili, poking (l’uso della funzione “poke“) ed anche l’invio di fittizi regalini virtuali (per gli utenti: vi capita mai nella funzione di “scrivi sulla bacheca” di fare caso al tasto “manda un regalo a X”?).In pratica Facebook consente di rinsaldare i legami sociali (o costruirne di nuovi: perché no?).

Motivo 3. Costruzione del sé: Facebook come palcoscenico.

Secondo una teoria delle relazioni sociali tanto affascinante quanto complessa, il mondo sociale può essere descritto come un palcoscenico dove noi interpretiamo uno specifico ruolo. La nostra casa e altri luoghi particolari è come se fossero un retroscena dove noi prepariamo accuratamente la nostra presenza sociale (ricordate la scena di Moretti in “Ecce bombo” quando si chiede: “mi si nota di più se vengo o se nonvengo…?“). Questa ipotesi si chiama prospettiva drammaturgica dei ruoli o costruzione del sé ed è l’idea che accomuna sia William Shakespeare che il grande sociologo Erving Goffman. Facebook è un enorme palcoscenico (digitale) dove noi costruiamo il nostro ruolo sociale in maniera assolutamente minuziosa: scelta della foto del profilo, scelta degli interessi da inserire nel profilo, scelta delle applicazioni da usare, scelta del criterio con cui accettare inviti da amici o estranei, scelta del linguaggio da adottare e così via dicendo.

Motivo 4. Diffusione delle innovazioni: l’arrivo della
early majority.
Secondo Everett Rogers (e tanti altri dopo di lui), la diffusione delle innovazioni è un processo che usa la comunicazione fra gli individui per invogliare, incuriosire o comunque scegliere l’uso di una tecnologia e o di un nuovo servizio. La conseguenza di ciò è che un’innovazione si diffonde a partire dalla rete sociale del gruppo che la usa per primo.Se rappresentiamo questo processo su un asse cartesiano dove la X è il tempo e la Y il numero di utenti, otteniamo una curva a S che distingue diverse tipologie di utilizzatori: innovators (innovatori), early adopter (primi utilizzatori), early majority (maggioranza primaria), late majority (maggioranza tardiva), laggards (ritardatari).
In quanto servizio presente su internet (rete sociale e tecnica al contempo) e tecnologia per la creazione di legami tra persone (social networking site, appunto) Facebook superata una certa soglia critica riesce a crescere ad un ritmo vertiginoso una volta che raggiunge un numero consistente di utenti italiani (early majority, appunto). L’ipotesi che faccio è che Facebook ha raggiunto la massa critica di utenti italiani nelle scorse settimane.
Questi 4 motivi secondo me riescono e spiegare con una certa approssimazione il “perché” del successo di Facebook, ma non il “come” nel senso di come abbia fatto a superare nell’uso altre piattaforme come MySpace, Friendster, Linkedin, Orkut.Ma su questo ancora non ho una risposta: infatti ci sto facendo una ricerca sopra. Se avete consigli, osservazioni, critiche, suggerimenti e quant’altro, sarei ben felice di ascoltarli, magari nei commenti così iniziamo una bella chiacchierata corale .


5. Per discutere sul rapporto delle donne con le nuove tecnologie ...

Neo femminismo e nuove tecnologie
Scambio di e.mail tra Alessandra Ghimenti e Liliana Moro

La politica in rete e in viaggio
Serena Fuart ne parla con Luisa Muraro


2 febbraio 2012

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